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sogno di maggio
03:37
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la donna del cow boy
04:59
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ti ho rapito alla vita bassa di una tribù di jeans, e sogni sgonfi lasciati sotto i banchi appiccicati. Poi ti ho presa per mano. Ci ha aper to la por ta un orso con l’auricolare, gli ho
ammiccato e ci ha fatti passare. Ti ho presa di sorpresa, con il bicchiere in mano nel parcheggio di un locale, sei la più bella, sei la donna del cowboy, siediti all’americana sulla sella, posa il viso al tatuaggio e stringiti, che inizia il viaggio.
Lo so, sarà per te che salirò tutte le scale, mettendo a fuoco il centro commerciale. Ogni bancomat mi obbedirà. Scapperemo da soli, noi due, a bordo di un por tavalori, e non impor ta se la gente inciampa o cade, se la gente griderà.
Ora la parrucchiera ti dice “Buonasera!”, e tua sorella finalmente lavora, ma non sarà abbastanza mai per la donna del cowboy. Come in un flipper, l’intero rione si accende mentre passiamo noi, e a forza di spintoni si vince la par tita, così a ogni colpo si vince un’altra vita. Sentiti i botti, la gente accorre per guardare, ma tiene gli occhi un po’ più bassi, bassi sempre un poco più dei tuoi. Non ti voltare, sei la donna del cowboy e niente più ti mancherà.
Nel cellulare, la mia foto in tribunale, e la consegna quotidiana di una borsa con la spesa anche dopo il funerale.
Lo so, sarà per te che salirò tutte le scale, mettendo a fuoco il centro commerciale. Ogni bancomat mi obbedirà. Scapperemo da soli, noi due, a bordo di un por tavalori. E non impor ta se la gente inciampa o cade, se la gente griderà.
Che sensazione! è un’emozione! Stringimi for te, e stammi più vicino, se casca il mondo…
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3. |
la campana de bassan
03:23
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Soto el ponte de Roana sòfia for te a tramontana, sòfia e tanti ani fa sensa divisa passava un soldà. Soto el ponte vien quasi sera, se lo ciapa la Banda Nera, co la mor te che roba la
xente, volta la car ta ghe xe pì gnente.
“Adio le tose bionde, le xe tute vagabonde. Adio le tose more, le xe tute traditore. La campana de Bassan la sonerà doman.”
Con un gropo streto in goa, coi scarponi a picolon, bianco de sangue, rosso de vin, cossa penseo el soldatìn? Cossa penseo el soldatìn?
“Adio le tose bionde, le xe tute vagabonde. Adio le tose more, e a tuto questo amore così raro e ingannatore. Va là, va là, putèo”…
T tutù cavalo
Ndaremo fino a Malo
Ndaremo fino a Schio
Po tornaremo indrìo
Coparemo tutti quanti
S-ciopo davanti
Sangue par tera
Sangue par man.
Pin-pum-pan.
“Adio le tose bionde, le xe tute vagabonde. Adio le tose more. Adio a le bele pute e ai fiori dele suche.”
E dorme el soldatin in brasso ala so mama, che pian pianeo lo ciama. E la campana de Bassan, i la sente in Altipian.
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4. |
stefania dorme vestita
03:38
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Stefania dorme vestita, si sveglia e non sa dov’è. Dovrebbe dar retta al suo medico e non trascurarsi così. A lei viene quasi da ridere, quando pensa a lui che dice: “Siamo tutti
malati,” da dietro la scrivania.
Ma è solo un po’ di mal d’amore, del resto si sente benone. La nebbia che monta dal fiume le canta una vecchia canzone. Si accende un’altra MS, sorseggia un goccio di tè, gli uffici dell’ospedale han chiuso verso le tre.
è cer ta che non sia illusione l’alone del fiato sul vetro, la sagoma opaca in cor tile che quieta la invita a danzare.
è solo un po’ di mal d’amore, la causa dei giorni bui. è solo un po’ di mal d’amore, la causa dei giorni bui.
è solo un po’ di mal d’amore, la causa dei giorni bui.
Vorrebbe dirlo, al dottore, che si è innamorata di lui.
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5. |
barche e nuvole
05:32
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A piedi o col risciò, in moto e in canoa, in bici o in metrò io prenderò la via. Per te, io viaggerò. No, non mi fermerò. In carrozzella, sì, poi con la gondola, oppure con gli sci, magari
in pedalò, e se anche sbaglierò ripar tirò, vedrai.
E in mare nuoterò tra barche e nuvole, col vento correrò per arrivare a te, più a Sud ti ritroverò.
E quando arriverò sarò già vecchio, ormai, pensando al viaggio poi io ti ringrazierò dei calli come cuoio, del cuore fragile.
Ma i monti salirò tra mughi e larici, i massi sposterò per arrivare a te. Lassù ti ritroverò, e in mare nuoterò tra barche e nuvole. I monti salirò per arrivare a te. Per ritrovare te.
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6. |
dolce corpo di sposa
03:37
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Dei rimproveri che mi fai – e cer ti non li discuto – ce n’è uno che, quando arriva, mi fa male come il gelo: l’inverno sulle dita, mi fa pensare al nulla, la distanza tra le galassie, quello
che intravedo nel tuo sguardo in questo istante, lo sguardo di un amante legato troppo stretto, il terrore del capretto. E ti squilla il cellulare. Mio dio, non so che fare. Mi manca già il rossore che accendeva le tue gote e il tuo sorriso.
Dolce corpo di sposa, fasciar ti nel mio calore naturale.
E allora pensarlo ancora una volta, di aver ti per livore, di sporcar ti ancora il viso, le braccia tonde e nude, poi il mantice del seno, più bianco nelle tue mani, le tue mani
d’alabastro che domani non potranno più sfogliare il quotidiano. Ecco, sale un ascensore e a me prende un dispiacere tra lo stomaco e il cuore. è il rimorso senza fine di non poter
più far ti piangere, per poi piangere con te.
E ora cercare e non trovare più la quiete che sbroglia i nodi. Quando insolente dicevo:
“Dolce corpo di sposa, fasciar ti nel mio calore naturale. Dolce corpo di sposa, dolce corpo di sposa, dolce corpo di sposa.”
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7. |
ferragosto nell'orto
02:40
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Fresca è l’acqua del tuo pozzo, nell’arsura di questo mio agosto, mentre il tuo geranio rosso, in mezzo alla verdura, fa festa nel tuo or to. Meraviglia, agli occhi miei, le tue susine, calde di sole che tu por ti alla bocca. Sullo sfondo, distanti vette alpine e tutta la voglia del cielo che
le tocca (con un raggio di miele, l’estate cola).
è l’abito leggero e il tuo incedere di brezza, che suggerisce un ritmo che il cuore mi accarezza. Mi dà l’intonazione per un canto antico e bello che gonfierà la vela, la vela al mio battello. Gialli peperoni, viola melanzane e gentili le insalate, di verde striate. Bellezza un poco cruda, che mi guardi oltre la rete, l’acqua del tuo
pozzo – non lo sai – fa venir sete.
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8. |
le rose di ogni mese
02:17
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Le rose d’ogni mese no le perde mai el color, no le perde mia l’odor. E mi, par un bacin, par un bacin d’amor, no perdo mia l’onor. Come le rondinele, in aria con le aline, anche a le
moretine ghe piaxe far l’amor. Se i me fradei lo sa, te farà cambiar paese, ma le rose d’ogni mese le voglio per cantar!
Avevo quindic’ani, ti ho dato la manina, par tre giosse de rugiada sui petali bagnài. Adesso che ne ho venti e che no so’ regina, mi alzo la matina, me toca lavorar.
Se a me non mi credete, entrate in casa mia: tre sedie sgangherate e un secio taconà, e l’afito de la casa l’è ancora da pagare. Ma le rose d’ogni mese le voglio per cantar!
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9. |
san martino
06:45
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Verrà San Mar tino, e noi raccoglieremo nello stesso sacco lo stesso destino. Verrà San Mar tino, e io e te metteremo di nuovo nel sacco il destino.
è tutto in prestito, tutto è a metà e va riconsegnato in ottimo stato. Dove c’è strada tornerà campagna, rimetteremo le spine alle castagne, i fiori alle corolle, i nidi ai pettirossi, la nebbia ai fossi, il fumo alle zolle.
E questo è tutto quel che ho per te, è tutto quel che ho per te.
Verrà San Mar tino, e noi raccoglieremo nello stesso sacco lo stesso destino. Verrà San Mar tino, e io e te metteremo di nuovo nel sacco il destino.
Darà di matto il gufo reale, senza il rumore della statale. Circospetta ci guarderà la civetta riconsegnare il buio alla sera. Da così tanto tempo la rondine aspetta il vento, e il vento primavera.
E questo è tutto quel che ho per te, è tutto quel che ho per te.
Verrà il padrone a controllare. Ci guarderà par tire, e chi già viene troverà il letto di pannocchie su cui ci siamo stretti, l’ombra per riposare, l’orizzonte così lungo, così lungo da guardare.
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